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"L'istanza fondante di questi testi poetici di Mario Pizzolon, sostenuti dal riferimento a uno dei libri della Bibbia più universalmente noto, ed anche interrogativamente inquietante, come Qohèlet, è da ricercarsi nella vocazione linguistica del poeta, senza cui non avrebbe raggiunta una sintonia, una consentaneità davvero unica e originale con il testo biblico: una vocazione linguistica ad una parola nitida, sobria, convinta di se stessa, insieme lieve e pregnante: una parola che, in sé, è un mondo interiore asceticamente coltivato [...] che convive con l'inconoscibilità dell'Assoluto". Dalla prefazione di Paolo Leoncini.